giovedì 25 agosto 2016

Il libro che il vostro market bio non vi farebbe mai leggere

Dopo qualche tempo di assenza sono tornata a scrivere, e colgo l'occasione per ringraziare tutti i miei affezionati lettori.
Recentemente ho letto un libro molto interessante di Silvano Fuso: "naturale=buono?" (2016 carocci editore) e mi ha dato l'ispirazione per parlare della percezione che oggi ha la gente del significato della parola "naturale".
Voglio sintetizzare in pochi punti salienti ciò che si evince dalla lettura di questo testo soffermandomi solo su quello che riguarda l'alimentazione (l'autore tratta molto bene anche altre tematiche legate al concetto di "naturale" come la cosmesi, le abitazioni, gli spostamenti, la radioattività, la medicina, il sesso...per chi volesse approfondire).
-l'agricoltura biologica e biodinamica sono solo trovate pubblicitarie e di marketing senza alcun fondamento scientifico
- le diete "secondo natura" si basano solo su presupposti ideologici e idee 
pseudoscientifiche.
- gli alimenti ogm non sono piu "innaturali" di quelli non ogm ed esempi come la fragola-scorpione o il pomodoro-pesce non sono mai stati realizzati né messi in commercio.(dedicherò all'argomento ogm il prossimo post con ulteriori approfondimenti...suspence per voi lettori!)

Iniziamo con l'approfondire il primo punto: 
Gli alimenti biologici e biodinamici vengono presentati e visti come più "sicuri" e "sani" rispetto a quelli tradizionali, sostanzialmente per il fatto che sono più "naturali".
È vero che questo tipo di agricoltura non utilizza alcuni pesticidi (o meglio agrofarmaci) di origine chimica, ma ha libero accesso ad altre sostanze come il solfato di rame (prodotto industrialmente) e lo zolfo (ottenuto dalla desolforazione dei combustibili fossili). 
Inoltre la sicurezza alimentare non presenta differenze tra i due metodi (studio EFSA 2009). 
In ultimo la sostenibilità ambientale dell'agricoltura biologica non è affatto maggiore rispetto alla tradizionale, in quanto le sue colture hanno una resa minore, dunque per ottenere la stessa quantità di cibo si dovrebbero aumentare i campi per la coltivazione (incentivando il diboscamento e danneggiando la natura)
Solo due parole per l'agricoltura biodinamica: i campi vanno fertilizzati con composti alquanto strani (utilizzo di fiori e germogli cuciti in vesciche di cervo esposti alla luce o fermentati in teschi di animali domestici...)lascio al lettore l'approfondimento di queste pratiche e una loro critica razionale.
Per quanto riguarda il secondo punto: oggi esistono molteplici diete che si palesano come l'unica dieta originaria/migliore/naturale per l'uomo. Ne passo in rassegna brevemente qualcuna, esponendone, ovviamente, i limiti:
Il crudismo: sostiene che la cottura dei cibi causerebbe gravi rischi. Esistono alimenti che è consigliabile mangiar crudi ma una dieta esclusivamente crudista può portare a sbilanciamenti alimentari, per non parlare dei rischi di contaminazione da agenti patogeni inattivati dalla cottura.
La paleodieta: sostiene che l'uomo debba mangiare come nel paleolitico (non si sa bene in quale periodo di preciso né scientificamente la motivazione...perché invece non nel neolitico ad esempio?)
Tuttavia ci sono "paleoricette" anacronistiche (magari preparate con il microonde o con l'utilizzo di dolcificanti ipocalorici...). Ovviamente non esiste fondamento scientifico a questo strano modo di alimentarsi.
Il veganismo: fondato sul concetto del "cruelty free" va incontro a numerosi paradossi. È impossibile vivere senza sfruttare gli animali, si dovrebbero rifiutare cure mediche e farmaci (perché ottenuti da sperimentazione animale) ma anche il semplice cibo biologico perché sfrutta le coccinelle per togliere i parassiti, oltre che i vegetali in generale perché per far spazio alle coltivazioni si eliminano insetti ed animali autoctoni. Inoltre per salvaguardare i prodotti agricoli si compiono disinfestazioni contro roditori, piccioni, insetti.
Il vegetarianesimo è una posizione più moderata, sostenuta anche da molti scienziati (come albert Einstein).
Se equibrata non porta a carenze nutrizionali  (come può succedere per la vegan per la mancanza di vitamina b12).
Oggi nel mondo il consumo di carne è estremamente mal distribuito: la società occidentale ne abusa mentre il resto del mondo ne fa un consumo assai ridotto se non quasi nullo.
Senza fare estremizzazioni o generalizzazioni è possibile sostenere che un moderato consumo di carne ottenuta da allevamenti razionali possa essere compatibile con la tutela ambientale.
Concludendo voglio solo esprimere il mio punto di vista sull'argomento: si cercano alimenti sempre diversi, antichi, biologici, biodinamici, a km zero, esotici...esclusivamente per il fatto che viviamo in uno stato di benessere in cui il cibo è diventato moda e surplus.
Se ci mancasse davvero il cibo in tavola (come purtroppo succede a qualche miliardo di persone) non staremmo certo a far passare tutte le diete del momento e assaggiare prodotti particolari o "naturali".