Ovvero la Mineral Miracol Solution, panacea per tutti i mali, arriva anche in Italia, con tanto di libro da acquistare e che promette risultati strabilianti ovviamente senza nessun effetto collaterale.
Penso che sia l'ennesima truffa...però questa volta la sua assunzione non è semplicemente qualcosa che "alla peggio non fa nulla" come l'omeopatia, piuttosto i suoi effetti tossici sono conosciuti ed il preparato è stato dichiarato nocivo dalla Fda.
I complottisti diranno che è colpa delle case farmaceutiche (solito capro espiatorio) perchè la soluzione non è brevettabile.
Ho letto sul web che hanno curato molte persone in Uganda di malaria, senza effetti collaterali, con questo preparato. Naturalmente lo studio non è pubblicato su nessuna rivista scientifica ma solo in internet e, pur ammettendo che sia vero, gli effetti collaterali possono presentarsi anche nel lungo termine, magari con l'insorgenza di altre patologie o tumori.
Comunque non sono un medico e non posso certo fare ipotesi esplicative, diagnosi, prognosi e somministrare cure. Però in certi ambienti puoi spacciare della candeggina come cura per svariate malattie anche se non sei abilitato alla professione medica (tra l'altro lo scopritore del rimedio era un semplice tecnico, nè medico nè scienziato...)
Volevo solo far presente questa cosa: non esiste una panacea per tutti i mali, sarebbe davvero bello ma viviamo nel mondo reale e non in quello fantastico dei bambini dove tutto è possibile.
sabato 20 settembre 2014
mercoledì 14 maggio 2014
la naturopatia per promuovere il benessere
Un approccio che si rivolge alla promozione della salute e del
benessere risulta essere molto differente da quello orientato alla prevenzione
dei disturbi e delle malattie.
Quest’ultimo è ancorato a un punto di vista patogenetico per cui vanno
apportate modifiche, ad esempio, all’alimentazione per diminuire il rischio di
insorgenza di particolari problemi dipendenti da essa.
Dunque si tenderà a vietare o a costringere a un uso particolarmente
limitato determinati alimenti come sale, snack dolci o salati a base di
zuccheri e grassi, bibite, fritti… in modo tale da scongiurare malattie come
l’ipertensione, il diabete, le cardiopatie, l’obesità.
Naturalmente è un metodo logicamente corretto ma presenta alcune
conseguenze che andrebbero valutate attentamente.
In primo luogo, derivando da un’ottica patogenetica e biomedica, esso
si può considerare un punto di vista negativo, in quanto tende ad una modalità
prescrittiva di stile di vita corretto al fine di evitare malattie altrimenti
prevenibili.
In secondo luogo considera l’individuo come organismo biochimico
completamente logico e razionale, in cui mente e corpo sono separati e la prima
ha il controllo sul secondo. Ovviamente sappiamo che non è così perché la parte
irrazionale ed inconscia della persone, legata a bisogni e desideri inconsapevoli,
è molto più dominante di quello che si vorrebbe che fosse, inoltre non esiste
una mente razionale che domina un corpo-fardello a cui si può fare ciò che si
vuole.
Se così non fosse basterebbe una corretta informazione sullo stile di
vita più adatto per assicurare a tutti una vita sana e felice, ma le persone
tendono a fare scelte diverse consapevoli di essere in errore.
Scrivere sui pacchetti di sigarette gli enormi danni che il loro uso
provoca sulla salute rende consapevoli le persone del fatto che non dovrebbero
fumare, ciononostante continuano nel loro comportamento e il fumo è diventata
la prima causa di morte prevenibile (fonti ISTAT).
Quindi una corretta informazione sui rischi nell’adottare uno stile di
vita non raccomandato è condizione necessaria ma non sufficiente per migliorare
la qualità della vita delle persone.
Invece se si considera un approccio alla salute in positivo, di tipo
salutogenetico, e si vede l’individuo come una persona complessa, unica, dotata
di bisogni e desideri particolari, immersa in un contesto ampio fatto di
relazioni interpersonali, legami affettivi ed emozioni legate alle proprie
esperienze di vita, allora lo scenario che si apre sarà completamente
differente.
Si creerà per cui un punto di vista orientato non più alla prevenzione
di malattie ma alla promozione della salute e del benessere: essa non potrà
essere di competenza della sola sfera medica ma saranno necessari i contributi
delle altre scienze e delle diverse psicologie perché, come abbiamo già visto, il
concetto di benessere si estende a tutte le componenti dell’individuo.
È molto diverso dire ad una persona che non deve fumare perché
aumenterebbe il rischio di un cancro ai polmoni rispetto a informarla sul fatto
che, diminuendo progressivamente il numero di sigarette riuscirà ad avere una
vita più intensa, in quanto potrà correre e giocare al parco con i figli senza
avere il fiato corto dopo due minuti, beneficiando anche del fatto che la pelle
acquisirà un colorito sano e i cibi acquisiranno un sapore migliore.
In questo modo l’individuo non si mette più nella posizione di
paziente passivo costretto a subire il rimprovero del medico ma di persona
attiva, responsabile della propria salute e capace di modificare in prima
persona le sue abitudini.
Egli va infatti incoraggiato, sostenuto nel suo percorso di vita
quotidiano in positivo, perché molto spesso porre dei divieti non porta altro
che a ribellioni.
Anche da un punto di vista psicologico il nostro cervello non
concepisce la negazione, infatti se si chiede ad una persona di non pensare ad
una determinata cosa (ad esempio il cioccolato o le sigarette), inevitabilmente
il pensiero cadrà proprio su quello e, se non potrà farne uso, questo
meccanismo non potrà che generare emozioni come rabbia e frustrazione.
Al contrario, se viene chiesto di pensare in positivo (ad esempio a
frutta, verdura, vita all’aperto in movimento) il pensiero ricade ovviamente su
questi aspetti e si potrà trovare il coraggio e la voglia di metterli in
pratica, magari anche in modo graduale ma progressivo, in un’ottica di
miglioramento della qualità della vita attraverso l’apertura a nuovi e salutari
stili di vita, non al divieto di abitudini dannose.
la naturopatia scientifica
Comunemente la “naturopatia” viene intesa come un insieme eterogeneo
di pratiche e tecniche di vario genere e diversa origine atte a curare o a
guarire determinate patologie o “disequilibri” da parte di “guaritori” più o
meno improvvisati.
Queste “cure” sono davvero innumerevoli, ma hanno dei punti in comune:
rifiutano la medicina scientifica attuale (tutta o in parte); provengono da
tempi e/o luoghi lontani oppure sono tentativi medici falliti e disconfermati
dalla scienza degli ultimi tempi (ad esempio l’omeopatia); pretendono di curare
in modo “naturale” ciò che la scienza medica cura con i farmaci di sintesi e
con tutti i relativi effetti collaterali; effettuano diagnosi mediche o di
fantasia per poi procedere alla relativa cura con la tecnica più adeguata
secondo il parere incontestabile del guaritore; non hanno un metodo univoco;
non si basano sull’evidenza dei fatti ma su analogie, wishfulthinking,
suggestione e congetture.
Invece se si intende la naturopatia in senso psicobiologico, questa
può essere considerata come
un’applicazione alla vita quotidiana di principi salutistici che si
ispirano, scientificamente, a una visione della vita, della salute e della
ricerca della felicità di tipo biopsicosociale, nella quale il rapporto
terapeutico è quello tra individuo e ambiente, non tra rimedio naturale e
patologia.
La naturopatia risulta quindi essere un’applicazione di principi
scientifici derivanti da discipline che progrediscono nella ricerca utilizzando
il metodo scientifico e non, come tradizionalmente considerata, una dottrina
che prende ispirazione da antichi culti orientali o religioni oppure da
tecniche pseudoscientifiche superate o senza fondamento al fine di elaborare
dei rimedi da somministrare al cliente. Per cui il rapporto terapeutico risulta
essere tra l’individuo e l’ambiente e non tra il rimedio e la patologia,
altrimenti si resterebbe ancorati a un punto di vista allopatico con un punto
di vista riduzionistico come quello legato al paradigma biomedico della
medicina occidentale, in cui il soggetto è passivo e si lascia curare dal
professionista.
In questo modo l’individuo è deresponsabilizzato dall’origine del suo
malessere e viene visto come portatore di un disturbo su cui si interviene,
appunto, in modo allopatico, seppur utilizzando prodotti naturali, innocui o
tecniche suggestive varie.
Adottando un paradigma di tipo biopsicosociale nella cura della
salute, invece, l’individuo per realizzare la sua felicità deve curare gli
aspetti della sua vita che non sono solo biologici ma anche psicologici e
sociali, in un’ottica sistemica e olistica.
La naturopatia può essere dunque vista anche come una filosofia
pratica di vita, come un sistema e un metodo organizzato di cura della persona
nella sua globalità, la cui finalità non è la cura di disturbi o patologie ma
la consulenza e la costruzione di linee guida personalizzate per fornire a
ciascuno gli strumenti adatti al fine di migliorare la qualità della propria
vita.
Questa non deve essere intesa perciò come una modalità di diagnosi e
di somministrazione di cure ma come una consulenza sullo stile di vita della
persona, sostenendola e dotandola di informazioni corrette e attuali, oltre che
degli strumenti affinché si impadronisca della propria vita ed effettui le
proprie scelte in modo consapevole e responsabile.
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