venerdì 7 febbraio 2020

Siamo piccioni superstiziosi?

Lo sai che i piccioni sono degli animali superstiziosi?
Lo psicologo comportamentista Skinner ha fatto un esperimento.
In una gabbia ha predisposto una levetta che, abbassandola, avrebbe aperto una finestrella per un breve periodo in prossimità della quale si trovava del cibo.
Il piccione apprende velocemente il meccanismo: preme con il becco la leva e ottiene una ricompensa, insomma il classico condizionamento.
Invece, se togliamo la levetta e colleghiamo l'apertura della finestrella del cibo a un meccanismo che la apre ad intervalli di tempo del tutto casuali, l'animale inizia a comportarsi in modo curioso.
Questo collega eventi molto vicini temporalmente e vedere l'uno come causa dell'altro, creando dei nessi causali che però non esistono perchè l'apertura della finestrella è, abbiamo visto, del tutto casuale: Skinner lo chiama "condizionamento operante".
Facciamo un esempio: il piccione stava becchettando l'ala quando, immediatamente dopo, la finestrella si apre.
Il rilascio di cibo avviene anche altre volte dopo che l'animale ha eseguito questo tipo di comportamento e così inizia a "pensare" che il becchettamento dell'ala causi l'apertura della finestrella e continua a ripetere questo comportamento finchè ottiene ancora il cibo.
Il piccione ha perciò creato un nesso di causalità tra eventi che sono però del tutto casuali e il rilascio di cibo avviene indipendentemente dal fatto che l'animale compia o meno questo specifico comportamento.
Si è quindi creato un meccanismo legato alla ritualità e alla superstizione che esiste anche negli esseri umani, sebbene in misura minore e maggiormente consapevole.
La mattina del giorno in cui dobbiamo sostenere un esame importante usciamo di casa indossando quel particolare paio di calzini perchè abbiamo notato che l'ultima volta che li abbiamo messi l'esame ci è andato molto bene nonostante non fossimo particolarmente preparati: indossare quei calzini potrebbe far aumentare la nostra dose di fortuna.
A conferma del fatto che anche gli esseri umani manifestano comportamenti superstiziosi, c'è stato un esperimento all'Università di Tokio in cui degli studenti furono rinchiusi in stanze singole con tre leve e un contatore collegato ad un computer: il compito era quello di cercare di guadagnare più punti possibili (senza sapere come fare) tenendo d'occhio il contatore che faceva scattare il punteggio.
Ovviamente c'era un trucchetto: i punti aumentavano secondo ritmi totalmente casuali e nulla avrebbe potuto far mutare questo.
Alcuni studenti, premendo le leve e osservando i risultati, capirono presto la completa casualità dell'esperimento ma altri si comportarono proprio come il piccione di Skinner e iniziavano a manifestare comportamenti quali: battere sui muri, arrampicarsi sul tavolo, saltare ripetutamente... 
Questi ragazzi avevano creato dei legami di causalità che però esistevano solo nella loro testa.
E tu, pensi di essere consapevole delle tue superstizioni?

lunedì 3 febbraio 2020

Inventiamo una nuova pseudoscienza!

Oggi ti propongo un divertente esercizio di scrittura creativa.
Proviamo ad inventare una "teoria pseudoscientifica"! Lo so, sembra una cosa complicata ma non ti preoccupare, ti bastano solo pochi consigli, qualche ingrediente essenziale e un pizzico di magia.
Pronto? Cominciamo!
Allora per prima cosa dobbiamo ispirarci ad una o più discipline scientifiche: la medicina e la meccanica quantistica sono le più gettonate in questo periodo, ma sii creativo e attingi anche ad altri ambiti del sapere.
Tranquillo, non servono titoli di studio particolari o conoscenze dettagliate, non vogliamo certo fare i professoroni, ti basta aver sentito qualcosa di vago letto da qualche parte.
Bene, adesso prendi termini a caso da quella disciplina. Se hai scelto fisica, ad esempio, puoi optare per: campo, onda, vibrazione, entanglement, quantistico, frequenza...
Questa è la base per costruire un linguaggio che sembra scientifico ma che non lo è perché verrà usato a sproposito per dare un alone di scientificità a ipotesi assurde e sconclusionate.
Ora occupiamoci dei divertenti salti logici: fingiamo di essere un atleta di salto in alto e alleniamoci nel trarre conclusioni scorrette da premesse vere o verosimili, nella manipolazione dei dati, nella sottile arte di confondere correlazione con causalità.
Usare degli aneddoti è indispensabile per cercare di puntare sull'emotività delle persone: possiamo usare il classico "mio cuggino dalla Svizzera ha detto che..." oppure dare libero sfogo alla nostra fantasia.
Un'altra cosa importante è sapersi concentrare solo sulle fluttuazioni statistiche in modo tale da attribuire il merito del vostro acume a delle semplici casualità.
Se beviamo un centrifugato con frutta quantizzata ad alto peso molecolare e poi vinciamo 200 euro al gratta e vinci possiamo attribuire il merito della vincita all'ingestione di questa potente bevanda. Probabilmente è solo una correlazione casuale ma noi dobbiamo fare in modo che sembri la normale  e prevedibile conseguenza del bere lo speciale centrifugato.
Infine, un uso sapiente del bias da conferma: elencate solo le ricerche che confermano la vostra ipotesi, ignorando le altre o dicendo che le altre sono state finanziate da personaggi immorali, alieni che vogliono condizionare la nostra mente, scienziati pakati, multinazionali, rettiliani, illuminati, terrapiattisti...
Un bel suggerimento è quello di appellarsi al principio di autorità per dimostrare qualcosa, insomma il classico "siccome l'ha detto il dottor Tizio, allora questa cosa è vera". Attenzione, la Scienza non considera il principio di autorità, ma noi siamo nel regno della pseudoscienza, quindi via libera a premi Nobel che hanno poi sbroccato, medici radiati dall'albo, maghi, ciarlatani che vanno in televisione con gli occhiali e i capelli lunghi...
Infine, abbondare pure con le impressioni personali, confondendo i dati con le opinioni, le statistiche con le congetture.
Insomma, l'ideale è fare un bel mischiotto di tutto per tirare fuori qualcosa di evocativo, impressionante e innovativo.
Allora, vi è venuta qualche idea?
Mi raccomando, fatemi sapere in direct o nei commenti. 


Disclaimer: si tratta, ovviamente, di una provocazione che però invita a riflettere circa il proliferare di strambe "teorie" di interpretazione del mondo e sul come fare a riconoscerle. Sul perché succede questo ne parlerò in un altro post.

sabato 1 febbraio 2020

Ma è solo una teoria!

Spesso si sente dire "la teoria dell'evoluzione è solo una teoria, quindi non ci sono prove a sostegno" dando quindi l'impressione che questa sia solo un insieme di congetture, ipotesi, pensieri che non abbiano effettivo riscontro fattuale. 
Vediamo invece perché non è così.
La colpa è dovuta principalmente al fraintendimento della parola "teoria". Nel linguaggio scientifico assume un significato diverso da quello che caratterizza il parlato quotidiano.
Il termine "campo", ad esempio, assume un significato diverso quando di parla di elettromagnetismo o dell'ambito di applicazione di una certa disciplina ("la biologia è il mio campo") o di calcio.
Dunque le parole vado prese all'interno del contesto di riferimento in cui vengono usate.
Perciò, cosa significa "teoria" nel gergo scientifico? Cosa è una "teoria scientifica"?
Sostanzialmente si tratta di un sistema coerente ed esplicativo di un certo gruppo di fenomeni e che è in grado di fare previsioni con una certa accuratezza.
Deve inoltre essere anche falsificabile, cioè deve poter essere confutata da nuovi studi o da esperimenti più precisi. 
Quando nel linguaggio comune si dice "ho la mia teoria su questa vicenda" beh non stiamo certamente parlando di una teoria scientifica, perché qui il termine è usato in sostituzione di "opinione", ovvero è qualcosa di soggettivo e aneddotico, caratteristiche che non appartengono alla Scienza.
Il metodo scientifico, infatti, si pone nell'ottica di eliminare tutto ciò che appartiene alla sfera del personale, dell'opinione, dell'aneddotico, delle prime impressioni, dei pregiudizi e delle credenze pregresse.
Certamente, essendo gli scienziati degli esseri umani e non delle divinità che vivono sul monte Olimpo, succede che qualcuno si innamori un po' troppo delle sue convinzioni personali e perda il contatto con la realtà fattuale, causando anche dei danni notevoli oltre alla diffusione di falsità.
Però esiste la comunità scientifica in cui ognuno vigila sull'operato dei colleghi, non insabbiando eventuali errori ma portandoli alla luce perché lo scopo è anche una sana competizione affinché ognuno dimostri il meglio di sé. Nulla di più lontano da una religione che vuole auto-perpetuarsi e che "paka" il silenzio di chi vi appartiene.


Recentemente ho appreso la vicenda di Michael Holick che perse la cattedra all'Università di Boston perché, innamorato troppo della sua convinzione sulla carenza di vitamina D, perse il contatto con i fatti e con la realtà, arrivando a causare dei danni seri e irreversibili. (Per approfondire rimando alle pagine 199-224 dell'ultimo libro di Beatrice Mautino "La scienza nascosta dei cosmetici").