sabato 1 febbraio 2020

Ma è solo una teoria!

Spesso si sente dire "la teoria dell'evoluzione è solo una teoria, quindi non ci sono prove a sostegno" dando quindi l'impressione che questa sia solo un insieme di congetture, ipotesi, pensieri che non abbiano effettivo riscontro fattuale. 
Vediamo invece perché non è così.
La colpa è dovuta principalmente al fraintendimento della parola "teoria". Nel linguaggio scientifico assume un significato diverso da quello che caratterizza il parlato quotidiano.
Il termine "campo", ad esempio, assume un significato diverso quando di parla di elettromagnetismo o dell'ambito di applicazione di una certa disciplina ("la biologia è il mio campo") o di calcio.
Dunque le parole vado prese all'interno del contesto di riferimento in cui vengono usate.
Perciò, cosa significa "teoria" nel gergo scientifico? Cosa è una "teoria scientifica"?
Sostanzialmente si tratta di un sistema coerente ed esplicativo di un certo gruppo di fenomeni e che è in grado di fare previsioni con una certa accuratezza.
Deve inoltre essere anche falsificabile, cioè deve poter essere confutata da nuovi studi o da esperimenti più precisi. 
Quando nel linguaggio comune si dice "ho la mia teoria su questa vicenda" beh non stiamo certamente parlando di una teoria scientifica, perché qui il termine è usato in sostituzione di "opinione", ovvero è qualcosa di soggettivo e aneddotico, caratteristiche che non appartengono alla Scienza.
Il metodo scientifico, infatti, si pone nell'ottica di eliminare tutto ciò che appartiene alla sfera del personale, dell'opinione, dell'aneddotico, delle prime impressioni, dei pregiudizi e delle credenze pregresse.
Certamente, essendo gli scienziati degli esseri umani e non delle divinità che vivono sul monte Olimpo, succede che qualcuno si innamori un po' troppo delle sue convinzioni personali e perda il contatto con la realtà fattuale, causando anche dei danni notevoli oltre alla diffusione di falsità.
Però esiste la comunità scientifica in cui ognuno vigila sull'operato dei colleghi, non insabbiando eventuali errori ma portandoli alla luce perché lo scopo è anche una sana competizione affinché ognuno dimostri il meglio di sé. Nulla di più lontano da una religione che vuole auto-perpetuarsi e che "paka" il silenzio di chi vi appartiene.


Recentemente ho appreso la vicenda di Michael Holick che perse la cattedra all'Università di Boston perché, innamorato troppo della sua convinzione sulla carenza di vitamina D, perse il contatto con i fatti e con la realtà, arrivando a causare dei danni seri e irreversibili. (Per approfondire rimando alle pagine 199-224 dell'ultimo libro di Beatrice Mautino "La scienza nascosta dei cosmetici").

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